Se viaggiate in Friuli-Venezia Giulia non potete perdervi le osmize

Se viaggiate in Friuli-Venezia Giulia non potete perdervi le osmize
di

Quando si parla di realtà e cibi locali in Italia la lista è davvero lunga: in essa sicuramente bisogna includere il Casu Marzu sardo, noto banalmente come il “formaggio con i vermi”, ma dall’altra parte dell’Italia ci sono altre peculiarità tradizionali imperdibili. Nello specifico, in Friuli-Venezia Giulia si trovano le “osmize”.

Si scrivono anche “osmice” ma la “c” si legge sempre come “z”: cosa sono? Si tratta di un punto di ritrovo e ristoro rustico tipico del triestino, presenti poi anche oltre il confine in Slovenia e verso il goriziano. Spesso sono case private o cantine, aperte al pubblico per vendere prodotti caserecci come uova, salumi, formaggi, sottaceti, vini e anche dolci locali. Il risultato è un luogo che ha il sapore e l’odore di casa, di natura e di famiglia.

Nella regione se ne trovano molte e, addirittura, esiste un sito dedicato alle osmize aperte durante un certo periodo dell’anno. Ma quando sono nate? L’origine va rintracciata ai tempi di Carlo Magno, il quale permise ai contadini istriani di vendere il vino in loco segnalandolo con una frasca appesa. Da qui, peraltro, nascono anche le “frasche” friulane, altro termine per esprimere località simili dove i contadini preparano mangiare a qualsiasi ospite come se fossero al ristorante, soltanto in un ambiente molto più rustico e accogliente.

L’usanza, dunque, si radicò nella regione con il decreto di Giuseppe II d’Asburgo nel 1784, secondo il quale la vendita di vino di propria produzione veniva permessa per otto giorni. “Osmiza”, difatti, deriva da “osem”, ovvero “otto” in sloveno.

La tradizione si è infine diffusa nel Carso e fino all’Istria slovena, prendendo piede in maniera simile anche nelle zone di confine e più a nord-est della regione.