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La top 100 dei migliori piatti di pasta del mondo dimostra che le tipologie e le varietà di pasta esistenti sono pressoché infinite. Una, però, è senza dubbio la più rara al mondo: la ricetta di questo piatto, infatti, è nota solo a tre persone, tutte provenienti dallo stesso paesino in Sardegna.
Come ci spiega Tasting Table, nel piccolo paese di Lulu, in provincia di Nuoro, in Sardegna, si produce un tipo di pasta noto come Su Filindeu, che possiamo tradurre letteralmente in italiano come i "Fili di Dio". A conservare gelosamente la ricetta è la famiglia Abraini, che se la tramanda da una generazione all'altra da ben 300 anni.
Al momento, la depositaria della ricetta di Su Filindeu si chiama Paola Abraini: la donna spiega di non avere idea di come sia nato questo tipo di pasta, ma di sapere che esso viene tramandato di madre in figlia nella sua famiglia da generazioni. Inoltre, il piatto può essere realizzato solo dalle donne: per questo, a conoscere la ricetta sono la stessa Paola, sua nipote e sua cognata. Tre persone in tutto il mondo, dunque.
La ricetta di Su Filindeu è così complicata e difficile da replicare correttamente che per poter sperare di degustarne un piatto è necessario compiere un pellegrinaggio a cavallo di 33 chilometri da Nuoro a Lulu, per giunta solo in occasione della Festa di San Francesco, che si tiene una volta ogni due anni. O almeno questa è stata la tradizione degli ultimi 200 anni, visto che ora le cose sono cambiate e la pasta si può assaggiare un po' più spesso.
Al momento, la ricetta di Su Filindeu è sconosciuta: benché in molti conoscano gli ingredienti di base del piatto (sono solo tre: semolino, acqua e sale), i segreti della preparazione restano nella mente delle donne della famiglia Abraini. Per questo, chiunque abbia tentato di replicare il piatto ha fallito: persino il famoso chef inglese Jamie Oliver è dovuto tornare Oltremanica con la coda tra le gambe, dicendo che "ho fatto la pasta per vent'anni, ma non ho mai visto nulla del genere".
Grazie ad un particolare sistema di essiccazione a strati, ciascuno posizionato sopra al precedente ad un angolo diverso, la pasta finisce per seccare come dei "delicati lenzuoli di fili bianchi, sottilissimi, che sembrano dei lacci intrecciati tra loro". Terminata l'essiccazione (rigorosamente sotto il sole battente), la pasta viene cotta nel brodo di pecora e guarnita con il pecorino sardo. Il risultato? Una sorta di zuppa estremamente corposa, originariamente pensata per rinvigorire i pellegrini che affrontavano il viaggio da Nuoro a Lulu in occasione della Festa di San Francesco.
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