Date di scadenza, in UE arriva la dicitura 'Spesso buono oltre'
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Da tempo sappiamo che non tutte le date di "scadenza" degli alimenti sarebbero scientifiche, poiché potrebbero indicare non solo per quanto tempo un cibo può essere consumato in sicurezza, bensì riferirsi anche alle sue caratteristiche organolettiche. Finalmente, pare che anche l'Unione Europea si sia accorta del problema, promuovendo una "riforma" delle date di scadenza.
Nelle scorse ore, la Commissione Europea ha proposto agli Stati Membri dell'UE una revisione delle norme sulle date di scadenza del cibo. La riforma non dovrebbe né rimuovere né rivedere la forma delle attuali etichette di scadenza, ma inserire la dicitura "Spesso buono oltre" accanto alla scritta "Da consumarsi preferibilmente entro", già ampiamente utilizzata in tutta l'Eurozona.
In altre parole, la frase aggiuntiva indicherà quando sarà possibile mangiare senza rischi un alimento "scaduto" o che comunque ha superato la data ottimale di consumazione stabilita dal produttore. Al momento, la dicitura "Spesso buono oltre" non sarà accompagnata da un'altra data, perciò chi deciderà di mangiare un alimento oltre la data proposta dal produttore dovrà decidere da solo se il cibo che andrà ad ingerire sia commestibile senza rischi di salute.
Ovviamente, lo scopo della misura è quello di evitare gli sprechi alimentari. Secondo la Commissione Europea, l'aggiunta della dicitura "Spesso buono oltre" garantirebbe una "migliore comprensione della data di scadenza, influenzando il processo decisionale dei consumatori in merito all'opportunità di consumare o buttare un alimento".
La riforma andrebbe a rendere più chiara la differenza tra data di scadenza e termine minimo di conservazione. La data di scadenza viene oggi riportata con la forma "da consumarsi entro": essa viene usata per alimenti a rischio, come il pesce crudo, che dopo la scadenza devono essere buttati per evitare rischi medici. Il termine minimo di conservazione, invece, è sancito dalla dicitura "da consumarsi preferibilmente entro": si tratta di una locuzione molto simile alla precedente, che potrebbe creare confusione nei consumatori e indurli a gettare un cibo ancora consumabile o, peggio, a consumarne uno a rischio.
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