La Culla della Civiltà sta scomparendo: il cambiamento climatico distrugge la Mesopotamia

La Culla della Civiltà sta scomparendo: il cambiamento climatico distrugge la Mesopotamia
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Le Paludi della Mesopotamia stanno scomparendo, di nuovo. E questa volta c'entra il cambiamento climatico. Dopo essere state quasi prosciugate dal drenaggio portato avanti dal regime di Saddam Hussein negli anni Novanta, infatti, le superfici paludose dell'Iraq sono rapidamente tornate a contrarsi negli ultimi anni, stando a quanto riporta Wired.

Fino a qualche anno fa le paludi, in larga parte collocate nella provincia irachena del Dhi Qar, erano popolate da flora e fauna autoctone, costituendo anche una location di richiamo turistico globale e un motore dell'economia dell'Iraq, che accanto al turismo ecologico sfruttava le paludi mesopotamiche anche per la pesca e per attività collaterali nell'allevamento. Oggi come oggi, però, l'inquinamento dell'acqua, il riscaldamento del pianeta e, soprattutto, la desertificazione hanno fatto arretrare le paludi di centinaia di chilometri.
Una catastrofe ecologica e un duro colpo alla biodiversità globale: la siccità ha infatti causato la morte in massa dei bufali d'acqua che abitavano la regione, avvelenati dall'aumento della concentrazione di sale nelle acque paludose, nonché dei pesci, rimasti all'asciutto a causa dell'arretramento dei bacini idrici. Al contempo, anche le coltivazioni e la flora spontanea sono quasi del tutto scomparse, mentre agricoltori, allevatori e pescatori sono fuggiti dalla regione, lasciando dei villaggi-fantasma alle proprie spalle.

Il processo di arretramento delle terre fertili irachene sembra ormai impossibile da invertire, portando alla distruzione dell'ecosistema a cui gli storici fanno riferimento come "Mezzaluna Fertile", o "Culla della Civiltà". Proprio in quest'area, infatti, intorno al 10.000 a.C. l'Uomo ha dato inizio alla transizione da una società nomade di cacciatori e raccoglitori a una stanziale di allevatori, pescatori e agricoltori.
Non solo: l'enorme biodiversità delle quattro grandi paludi che compongono la regione, la quale si trova a metà tra i fiumi Tigri ed Eufrate, le è valsa il riconoscimento di Patrimonio Mondiale dell'UNESCO nel 2016. A oggi, nell'area vivono 22 specie animali ad alto rischio di estinzione e altre 66 specie di uccelli ritenuti anch'essi a rischio. Le popolazioni che vivono nella zona, i Marsh Arabs, l'hanno abitata per più di 5.000 anni in pianta stabile, e ora stanno cercando una nuova casa entro i confini nazionali iracheni.

La distruzione dell'ecosistema della Mezzaluna Fertile, però, non può essere imputata solo al cambiamento climatico: al contrario, il drenaggio iniziato dal regime di Saddam Hussein negli anni Novanta è stato un primo, durissimo colpo per la biosfera della regione. D'altro canto, l'obiettivo di Hussein era quello di danneggiare proprio i Marsh Arabs, colpevoli di essersi opposti al suo governo autoritario.
Hussein era riuscito a distruggere il 90% delle paludi mesopotamiche, ma il cambio di regime avvenuto al termine della Guerra in Iraq e la ricostruzione portata avanti (anche) grazie ai finanziamenti internazionali avevano portato, nel 2020, al recupero del 56% delle terre paludose "perdute" nei decenni precedenti. Il peggioramento della situazione climatica, però, ha invertito la rotta, forse permanentemente.