Speciale Lifestyle
Freedome, la startup per vivere avventure indimenticabili

Spesso sentiamo parlare della cosiddetta “sindrome da burnout”, ma di cosa si tratta e come si può prevenire o trattare questa particolare condizione? Burnout, ovvero “bruciato”, è un termine che fa riferimento a una condizione di eccessivo stress associato al contesto lavorativo, principalmente derivante da uno squilibrio tra richieste-esigenze professionali e risorse disponibili.
Individuata per la prima volta nel 1970, grazie agli studi condotti ad opera dello psicologo di origine tedesca Herbert J. Freudenberger e della sociologa Christina Maslach, che dimostrarono un fattore di rischio professionale per le attività lavorative orientate alla cura della persona o "helping professions" (soprattutto in ambito educativo e dell’assistenza sanitaria), la “sindrome da burnout” è oggi riscontrabile in qualsiasi organizzazione lavorativa.
Seppur non ritenuta una vera e propria “condizione medica”, nel 2019 è stata classificata come “sindrome da esaurimento professionale”, grazie al contributo dell'OMS, che ha provveduto ad inserirla all' interno dell' International Classification of Disease, o ICD, testo di riferimento per le patologie e condizioni di salute.Le cause principali del burnout sono il carico eccessivo di lavoro (percepito come tale da drenare ed esaurire completamente le energie dell' individuo), la mancanza di controllo sulle risorse necessarie a svolgere la mansione, uno scarso senso di appartenenza all'identità aziendale (rilevato come una mancata condivisione o una comunicazione errata dei valori di riferimento), un clima non supportivo spesso accentuato dalla presenza di tensioni tra colleghi come invidie, gelosie o mobbing, un generalizzato senso di instabilità o mancanza di riconoscimenti, l'assenza di equità nell'assegnazione dei task e di retribuzione e, infine, la monotonia data dall'assenza di stimoli e sfide.
Oltre alle richieste “esterne”, anche un'eccessiva pretesa di performance e un ossessivo perfezionismo potrebbero contribuire all'insorgere di questa problematica.
I sintomi, invece, sarebbero individuabili in stati di indolenza, spossatezza, insicurezza, ansia, depressione e difficoltà a concentrarsi, ma anche di tipo fisico con insonnia, tachicardia, inappetenza, mal di testa, tensioni muscolari, nausea, vertigini e problematiche a carico dello stomaco.
Riconoscere il burnout è semplice in quanto si manifesterebbe in quattro fasi distinte, ovvero una prima fase in cui l'entusiasmo idealistico per la professione la fa da padrone, seguito da una conseguente stagnazione che condurrebbe all'aumento della distanza mentale dal proprio lavoro, dalla frustrazione o terza fase, in cui il lavoratore si convincerebbe di non essere più di aiuto (sensazione supportata dallo scarso apprezzamento del suo lavoro da parte di superiori ed utenti) ed infine dall'apatia.Come uscirne? Sicuramente seguendo una serie di strategie atte a rispettare le proprie esigenze e soddisfare i bisogni primari, ma anche facendo esercizi di rilassamento, magari seguendo un training autogeno, che permetta di rimanere calmi e distesi, adottando uno stile di vita sano, ove possibile facendo riposanti camminate nel verde, mangiando in maniera equilibrata e rimanendo idratati.
Il tutto da unire a un esercizio di autoaccettazione, di fondamentale importanza per imparare a nutrire un senso di compassione verso sé stessi, moderando le proprie aspettative e avendo consapevolezza dei propri limiti individuali, imparando a chiedere aiuto e a suddividere o delegare i compiti dove possibile.
Ultimo, ma non per importanza, imparando a esercitare la nostra assertività con un sacrosanto quanto doveroso “no” e, soprattutto, ascoltandosi in maniera più consapevole e profonda e dove non fosse possibile chiedendo l'aiuto di uno specialista.
Altri contenuti per Hobby e Tempo Libero
Contenuti più Letti