
Il 2023 è "l'anno della Mongolia": perché le steppe asiatiche ci piacciono così tanto
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Dopo aver scoperto le migliori mete per stare al caldo a settembre e ottobre, vediamo oggi la destinazione-sorpresa del 2023. La Mongolia non è un Paese turistico, almeno non nel senso tradizionale del termine: niente mare, niente grandi città, niente eventi di richiamo. Ma allora perché così tante persone ci vanno in vacanza?
A chiederselo sono state due testate del calibro del New York Times e della CNN, che hanno decretato la Mongolia come la meta più gettonata tra i Millennials per il 2023. Le ragioni dietro questo successo - tanto inaspettato quanto poco ricercato dal Paese asiatico - sono diverse. Alcune sono di ordine pratico: Ulan Bator si è solo recentemente riaperta al mondo dopo il Coronavirus, peraltro con una politica di accoglienza ben più amichevole rispetto al passato. A partire dal 2023, infatti, i cittadini di ben 34 Stati (Italia compresa) non devono più richiedere il visto per entrare nel Paese asiatico.
A questa svolta politica si accompagna l'apertura del Chinggis Khaan International Airport, il nuovo aeroporto di Ulan Bator, che ora può accogliere fino a tre milioni di turisti l'anno e che è costato al Paese la bellezza di 650 milioni di Dollari. E ancora, l'analoga inaugurazione del Chinggis Khan Museum - sempre a Ulan Bator - ha attirato migliaia di turisti affascinati dalla storia dell'Impero Mongolo, del suo leggendario sovrano e del suo popolo nomade.
Non c'è dubbio che sia però lo stile di vita nomade di molti mongoli ad aver attirato verso il Paese i Millennials. Ora che il nomadismo digitale è stato (finalmente?) sdoganato dalla pandemia, l'attenzione verso gli stili di vita non-sedentari si è acuita, e la Mongolia è forse il Paese dove essi possono essere apprezzati più da vicino. Non c'è soggiorno organizzato che non preveda un soggiorno di qualche notte in una Iurta nella steppa o la visita ad una carovana mongola, o ancora un'esperienza a cavallo o di falconeria, come già si faceva ai tempi di Genghis Khan.
Non solo: i paesaggi incontaminati della Mongolia sono un vero e proprio toccasana per i milioni di lavoratori che ogni giorno si immergono in ambienti urbani, antropizzati e fortemente digitalizzati. La steppa rappresenta uno degli ambienti più "vergini" del pianeta: prima della guerra in Ucraina, anche quella russa era una meta per i turisti in cerca di un "detox" dal mondo contemporaneo. Ora, invece, molti hanno dirottato i propri viaggi verso Ulan Bator, che ha accolto ben volentieri il rinnovato interesse internazionale.
FONTE: NYTimes
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