Under The Bridge dei Red Hot Chili Peppers cela una storia controversa

La solitudine nella “Città degli Angeli” cantata dal frontman Anthony Kiedis, in una racconto tragico fatto di droga, morte e amore.

Under The Bridge dei Red Hot Chili Peppers cela una storia controversa
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Una canzone che arriva al cuore di chiunque la ascolti, una melodia semplice, ma che cela un segreto che tocca le corde più profonde della nostra anima: "Under The Bridge" non ha mai avuto la stoffa per diventare una hit radiofonica, ma racchiude nelle sue note un viaggio introspettivo emozionante che l'ha portata nell'Olimpo della storia della musica.
Intima, delicata e sentimentale, Anthony Kiedis - frontman dei Red Hot Chili Peppers - scrisse un capolavoro tormentato nel bel mezzo di una crisi emotiva, in preda allo sconforto causato dalle droghe e la disperazione dopo la perdita di un amico. E poi c'era la città, la famelica Los Angeles, che masticava e sputava nuove celebrità come un tritacarne, promettendo loro un successo che spesso si fa pagare caro. In un panorama di droga, perdizione e vita dissoluta, negli anni '90 della Città degli Angeli riecheggiava un inno alla salvezza.

Una spirale di vizi e degrado

Per comprendere appieno il significato di "Under The Bridge", è necessario fare un focus sulla vita del cantante frontman dei Red Hot Chili Peppers. Anthony Kiedis, figlio dell'attore Blackie Dammet ("Magnum PI," "Arma Letale", "Starsky and Hutch") familiarizzava con le droghe fin dalla tenera età di 11 anni, cresciuto in un ambiente sregolato ed influenzato dallo stile di vita dissoluto del padre. Con il successo dei Red Hot Chili Peppers, la droga diventò una preda ancora più facile per Kiedis, che oltre alla cocaina e alla marijuana conobbe presto la più letale delle sostanze stupefacenti: l'eroina.

Gli anni '90 della band erano un palcoscenico di concerti folli, edonismo e ritmi incalzanti, ma aldilà dell'energia punk dei Red Hot Chili Peppers si celavano dipendenze autodistruttive e vizi perpetuati negli anni.
Nel 1988 Hillel Slovak, chitarrista fondatore della band, morì a causa di un'overdose di eroina. Il tragico fatto convinse Anthony a tenersi lontano dalla droga, ma il contante non sempre ci riuscì e si ritrovò coinvolto in una spirale di bugie e sotterfugi per riuscire ad accaparrarsi una dose.
Uno dei suoi migliori amici era morto, la fidanzata Ione Skye lo aveva lasciato a causa della sua dipendenza e per giunta, il resto del gruppo continuava a fare uso di droghe: in preda all'insicurezza e allo sconforto, nel 1991 Anthony scrisse di getto una riflessione intima che sarebbe presto diventata un grido di amor proprio, crudo e sincero.

"Sotto il ponte in città è dove ho versato del sangue"

All'interno dell'album "Blood Sugar Sex Magik", il brano si distingue per il suo stile melodico e sentimentale, oltre che per un testo profondamente personale e ricco di sentimenti contrastanti. Anthony Kiedis non ci avrebbe scommesso un dollaro, ma il produttore Rick Rubin insistette per farlo diventare un singolo. E mai intuizione fu più fortunata: "Under The Bridge" rimase nella Billboard Hot 100 per ventisei settimane.
Il pezzo non emanava la carica rabbiosa di rockstar come Iggy Pop e Henry Rollins, ma lanciava un messaggio profondo che ancora oggi risuona forte nel cuore di chiunque la ascolti. La canzone evoca l'immagine di un ponte, nella città di Los Angeles, che personifica la solitudine del cantante e che indica, letteralmente, il luogo dove Anthony andava a farsi di speedball, un mix potenzialmente letale a base di eroina e cocaina.

Ad oggi, nessuno sa con esattezza dove si trovi quel luogo, poiché il cantante non ha mai voluto rivelarlo. Tuttavia secondo lo scrittore Mark Haskell Smith, si tratterebbe del ponte del parco MacArthur, identificato sulla base di alcuni "indizi" all'interno di altri brani della band.
L'undicesima traccia dell'album illustra un lugubre teatro degli orrori, combattuto con disillusione e voglia di vivere da parte del frontman della band, in un potente climax liberatorio. Los Angeles è l'unica a conoscere i suoi segreti e a non giudicarlo, ed Anthony confessa alle colline e alle strade della città i suoi pensieri più reconditi.

«Qualche volta mi sento come se non avessi un compagno, qualche volta mi sento come se il mio unico amico fosse la città in cui vivo, la città degli angeli, solo come sono, piangiamo insieme»

Combattere i propri demoni con la musica

Nonostante Anthony, in principio, non volesse nemmeno far ascoltare il pezzo al resto della band, sin dal primo ascolto "Under The Bridge" scaturì qualcosa nei membri dei Red Hot Chili Peppers. Al posto di Slovak ora c'era il giovane John Frusciante, che comprese subito la potenzialità del brano e lo trasformò in una ballata struggente prendendo spunto da alcuni giri di chitarra di tre sovrani della musica rock: David Bowie, Mark Bolan e T.Rex. Flea e Chad Smith, bassista e batterista, ci arrangiarono un ritmo in 4/4 e la canzone prese vita e sfrecciò nelle classifiche radiofoniche mainstream.

Il video surreale è diretto dal regista Gus Van Sant e contribuisce ad una narrazione sognante con colori psichedelici, atmosfere underground e uno slogan pop sulla t-shirt del cantante: "To Hell and Back". Accompagnato da un coro angelico e stretto in un abbraccio personale, Anthony Kiedis promette a sé stesso di allontanarsi da quel ponte per scontare i suoi peccati, sulle note di un brano iconico e sfuggente.