Giardino di Ninfa, un angolo di paradiso nato su una città fantasma

Oltre un migliaio di piante e fiumi di acqua incontaminata in un luogo magico, ricco di meraviglie. In una parola: imperdibile.

Giardino di Ninfa, un angolo di paradiso nato su una città fantasma
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Sfumature di colori che conquistano lo sguardo e il silenzio per la sorpresa di immergersi in un angolo di passato tornato a risplendere sono le prime sensazioni che rilascia nell'animo la visita guidata al Giardino di Ninfa.
Eccezionale residuo di un'antica città medievale, il giardino all'inglese che si estende per otto ettari ospita più di 1.300 varietà di piante, principale ma non unico richiamo di un quadro d'insieme allettante che bisognerebbe godersi almeno una volta nella vita.

Tanti visitatori e ingressi contingentati

Frase abusata, quest'ultima, quando si tratta di tessere le lodi di meraviglie lontane che richiedono progetti di viaggio, tempo e denaro, consiglio da valutare in questo caso anche per la facilità di raggiungere il Monumento Naturale della Repubblica Italiana che si trova nelle campagne di Cisterna di Latina, a 50 km da Roma procedendo verso sud e a mezz'ora di auto dal Parco Nazionale del Circeo.

Sapere che più di 70.000 sono le presenze annuali registrate dal sito (senza contare le visite private e le gite degli studenti) potrebbe convincere eventuali scettici, tenendo a mente che gli ingressi sono contingentati per tutelare il luogo e che l'apertura al pubblico va da aprile a novembre, solo su prenotazione e solo il sabato e la domenica, perché negli altri giorni entrano in scena i giardinieri per mantenere lo splendore dell'area.

Deve il suo nome al tempio di epoca romana, dedicato alla divinità delle acque sorgive, eretto vicino all'attuale giardino, nato sui ruderi di una città emersa come rilevante snodo commerciale grazie alla vicinanza con Roma. Sotto il controllo pontificio dall'VIII secolo, Ninfa diventò presto terra di scontro tra diverse famiglie nobiliari (Muscolo, Conti e Frangipane), ma la casata simbolo sono i Caetani che l'hanno tenuta, ricostruita e salvaguardata per otto secoli.

A loro si deve la torre del Mastio alta 35 metri e costruita nel 1300, come a loro si deve la riscoperta degli antichi fasti dopo il saccheggio perpetrato dalle truppe sostenitrici dell'antipapa nel Grande Scisma d'Occidente nel 1382, che portò alla scomparsa della città, non più ricostruita per la diffusione della malaria nell'adiacente pianura che ha messo in fuga i pochi abitanti rimasti.

Il mito della città fantasma e la nascita del Giardino

Della città fantasma rimase in vita il suo mito, tramandato in forma orale e scritta e decisivo per ispirare nella famiglia Caetani la voglia di creare un angolo di bellezza naturale per far emergere la gloria passata alle generazioni future.

Un progetto la cui vena creativa deriva dall'incrocio di sangue e sensibilità degli eredi Caetani con le donne anglosassoni scelte come compagne di vita. La britannica Ada Bootle Wilbraham, moglie di Onorato e madre di Gelasio Caetani, agli inizio del ‘900 è stata la mente dietro la nascita di un giardino curato in stile rinascimentale. Cipressi e pini domestici per delimitare i confini e far risaltare le porte d'ingresso della città sono stati i primi alberi piantati dopo la bonifica degli acquitrini, seguiti da platani, cedri, lecci e alcuni noci americani (che oggi producono frutti non commestibili) voluti per decorare l'area e assicurare zone d'ombra necessarie per combattere la calura estiva.

Nel tempo l'opera di ricostruzione e abbellimento è proseguita diversificando le specie, come dimostra l'importazione di enormi cespi di gunnera che si rispecchiano nelle acque di cascate e ruscelli, l'elemento "essenziale che fa somigliare il giardino a un'oasi", secondo Lauro Marchetti, Sovrintendente ed ex curatore del Giardino di Ninfa.

Non solo natura al centro della rinascita, passata dalla ripresa delle costruzioni medievali a rischio crollo e dal recupero degli affreschi dalle chiese. Due opere originali dell'epoca che raffigurano Papa Urbano VIII e San Tommaso d'Aquino si possono osservare ancora oggi tra i resti di Santa Maria Maggiore, la più imponente e importante delle sette chiese dell'antica città di Ninfa, cui si arriva lasciandosi alle spalle il ciliegio ornamentale all'ingresso, dove si raggruppano i visitatori per iniziare la visita.

Il Giardino come un dipinto

L'incremento quantitativo e qualitativo del Giardino è arrivato di lì a breve su intuizione di Marguerite Chapin, letterata, collezionista d'arte, giornalista e moglie di Roffredo Caetani (musicista e compositore), che acquistava all'estero centinaia di cultivar, in particolare rose. Una passione che l'ha accompagnata per tutta la vita, tanto da affidarsi più volte al vivaio inglese Hillier & Sons, fornitore ufficiale della famiglia Caetani dal 1949 al 1990.

Miglioramento e conservazione del Giardino di Ninfa sono state la priorità di Lelia, figlia di Marguerite e di Roffredo, valida pittrice, amante della natura in tutte le sue sfaccettature e ideatrice della Fondazione Roffredo Caetani, istituita nel 1972 per preservare, gestire e valorizzare siti e beni appartenuti alla famiglia.

Con Lelia si è arricchita la varietà del giardino, con noccioli, gelsomini, caprifogli, magnolie pescate in Estremo Oriente e betulle che evocano ambienti nordici, da lei concepito come un dipinto in cui ogni tessera regala suggestivi effetti cromatici sia presa singolarmente, sia nello sguardo d'insieme.

Seppur estate e autunno abbiano entrambi validi motivi, la stagione più indicata per visitare il Giardino di Ninfa è la primavera, con la fioritura dei ciliegi giapponesi che dominano la scena nel Piazzale della Gloria e le infiorescenze dei glicini che crescono fino a sfiorare gli specchi d'acqua nelle vicinanze.
Incroci di colori e miscele di profumi che fanno bene agli occhi e alla mente. Perché al netto della soggettività dei giudizi, per essere definito il "giardino più bello e romantico del mondo" dal New York Times un motivo ci dovrà pur essere.