Conoscete la Scarzuola? Nel cuore dell'Umbria esiste un parco surreale

In provincia di Terni esiste un parco privato esoterico, ricco di simboli alchemici, segreti e codici criptici.

Conoscete la Scarzuola? Nel cuore dell'Umbria esiste un parco surreale
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Qual è il confine tra terra e magia? Nell'architettura della Scarzuola sembrano riassumersi i quesiti mistici dell'umanità, in un alternarsi di aneddoti curiosi e metafore esistenziali. La Scarzuola si presenta, a primo sguardo, come un parco dall'estetica surreale, immerso nel paesaggio rurale dell'entroterra umbro. Ma dopo qualche passo all'interno di questa piccola città privata, a partire dalle strade alternative iniziali che simboleggiano le scelte della propria esistenza, ci si addentra in un viaggio ricco di simbolismi onirici e inafferrabili.

Siete pronti per un viaggio esistenziale?

La località della Scarzuola viene citata, fin dai tempi antichi, nelle cronache medievali: nel 1218 San Francesco piantò una rosa e un alloro da cui, come per magia, sgorgò una fontana d'acqua. In quel punto, decise di costruire una capanna servendosi di una pianta paludosa che prende il nome di "scarza" - e da qui, "Scarzuola".

Per ricordare il miracoloso avvenimento, i conti di Marsciano edificarono una chiesa su quel terreno fertile, che successivamente divenne un convento di Frati Minori, che vi permasero fino a fine 1700. Per sette secoli la Scarzuola rimase in possesso dei conti, che la utilizzarono come luogo di sepoltura privato fino al 1820. Ma fu nel 1957, con l'acquisto della proprietà da parte dell'architetto Tommaso Buzzi, che questo luogo acquisì significati inediti ed allegorici.
Una "città ideale": questo era il proposito dell'architetto che rivoluzionò quel terreno con la realizzazione, al fianco del convento restaurato, di un progetto a spirale composto da edifici moderni e archetipi del passato. La costruzione della labirintica Scarzuola, interamente realizzata in tufo, durò vent'anni e terminò nel 1978.

Concepita come una "macchina teatrale", la città Buzziana (che prende il suo nome del cognome dell'architetto) dallo stile neomanierista fonde esperienze visive del passato - che richiamano edifici come il Partenone, il Colosseo ed il

Tempio di Vesta - a piscine termali e statue di mostri, allusioni a divinità pagane e cristiane ed imponenti busti di donne nude. Il tutto è accompagnato dalla narrazione sempre differente e ricca di aneddoti di Marco Solari, proprietario, abitante e anfitrione della Scarzuola, nonché nipote dell'architetto Buzzi. Tra l'irriverenza, la follia e il sogno, il custode del complesso accompagna i viaggiatori all'interno della struttura labirintica che affianca la "città sacra", simboleggiata dal convento, alla "città profana", in un susseguirsi di palcoscenici scenografici che culminano con l'Acropoli, la parte più alta della struttura. La Scarzuola è un luogo dove si abbandona la ragione e si lascia parlare la parte più pura e infantile di sè, perdendosi tra i meandri della natura che accoglie, come per proprio volere, l'architettura esoterica del progetto Buzziano.

"Potrei descrivere me stesso idealizzato poeticamente come uno che abita nel suo labirinto, dal quale sia stato cacciato il Minotauro e ne siano usciti Teseo e Arianna dopo la caduta di Icaro. Immagino che Dedalo dopo la morte del figlio Icaro si sia chiuso nel labirinto da lui stesso costruito e abbia continuato a lavorare solo fino a una tardissima età, toltosi per sempre le ali, guardando in modo commosso il cielo, coltivando il suo giardino, passeggiando seguendo gli echi; nel suo giardino delle metamorfosi, seguendo lo svettare di Ciparisso, verso il cielo, le musiche delle acque del vento, il gioco delle ombre opera del sole a lui solo ascose. Così volgerei tutto in poesia ..."
Tommaso Buzzi

La Scarzuola non vuole essere solo un'esperienza visiva, ma rimane nella memoria e nel cuore dei visitatori come un vero e proprio viaggio all'interno dell'inconscio, spesso inafferrabile, spesso folle, ma sempre irrimediabilmente affascinante.